Il vero nome del Masaccio è Tommaso Cassai così soprannominato per la sua tristezza o per la sua intemperanza, causate probabilmente dalla sua infanzia infelice.
Tommaso nasce a San Giovanni Valdarno il 21 dicembre 1401. Rimasto orfano a cinque anni di età, vede la madre sposarsi con un vecchio speziale del luogo che, secondo le cronache, ha un atteggiamento benigno nei suoi confronti. Trascorre la sua infanzia in solitudine per le strade del paese tra il silenzio delle porte gentilizie ed il vociare delle strade, portando con sé sulle colline oltre le mura lungo le rive dell'Arno il suo fratellino Giovanni, compagno anche durante le ore trascorse in qualche bottega.
Quando rimane di nuovo vedova, la madre si trasferisce a Firenze anche per poter aiutare il già irrequieto Tommaso nell'esercizio della pittura, che pratica nel quartiere di San Nicolò, nella bottega di Masolino, un suo conterraneo.
Ha vent'anni quando realizza il suo primo lavoro dipingendo la sagra nel chiostro della chiesa del Carmine, opera sorta nel clima culturale della Firenze di inizio XV secolo.
In pochi anni Masaccio riesce a compiere il miracolo di risvegliare la pittura e di rianimarla di una vita reale e terrena mai vista prima. I bambini ritratti sono, come lui in passato, irrequieti e violenti, quasi a voler uscire dalla rigidità della costruzione, rappresentata nei suoi quadri con una folla che è quella di Tommaso bambino coi parenti, le case, gli alberi, le rive del fiume, le colline faticose dell'Anno.
Le figure della cappella Brancacci nella chiesa del Carmine di Firenze sono la ricerca di un padre e di un fratello tra adulti sbandati e giovani intimiditi: pittura che nasce dal suo cuore di orfano, dalle sue manchevolezze e dalle sue paure di artigiano, figlio del popolo al pari di Paolo Uccello, figlio di un barbiere, di Piero della Francesca, figlio di un calzolaio e di Filippo Lippi, figlio di un macellaio, cultura quattrocentesca da contrapporre e sostituire quella totale teologica, che Masaccio pratica in maniera rivoluzionaria oltre i limiti storici e biografici del suo tempo.
Nell'autunno del 1428, Masaccio parte per Roma, pronto ad affrontare competizioni, ad allargare il cerchio delle conoscenze ed a discutere, ma sparisce dentro Roma senza testimonianze. Poche sono le notizie sulla sua vita, molte quelle sulla causa della sua morte anche se a Firenze si sostiene tra i creditori ed i notai che sia " morto a Roma per veleno ".
(Nella foto autoritratto di Masaccio nella Cappella Brancacci).