#accaddeoggi: il 10 dicembre 1986 RITA LEVI MONTALCINI vince il Premio Nobel per la Medicina
«È un’idea strampalata quanto assurda: frequentare l’Università per diventare medico! Tu, una donna?! Ah questa poi! Occuparsi di ferite, sangue, interventi chirurgici e Dio sa cos’altro. Ma chi ti ha messo in testa queste idee bislacche? È già tanto che io abbia acconsentito a farvi proseguire gli studi superiori, a voi tre figlie, dacché ritengo che una qualsivoglia attività professionale sia incompatibile con il ruolo di moglie e di madre. Non se ne parla, Rita. La nostra conversazione finisce qui.» L’ingegner Adamo Levi si alzò dalla poltrona e andò alla finestra, volgendo ostentatamente le spalle a sua figlia. Era interdetto e intimamente furibondo e cercò di placarsi seguendo con lo sguardo le rondini che fuori si libravano garrendo verso i nuvolotti fioccosi, in quella bella giornata primaverile del 1930.
Rita, dei quattro figli avuti da Adele Montalcini, era quella che aveva rivelato più degli altri il suo stesso amore per le scienze, la sua stessa acuta e brillante mente e soprattutto la sua stessa inarrendevole caparbietà: «Nessuno mi ha messo in testa idee bislacche, papà. Ho deciso io mia sponte di studiare medicina. E vi dico anche che vorrei seguire le orme del professor Albert Schweitzer per cui, una volta laureata, andare in Africa a curare i lebbrosi» rispose educata ma risoluta, con negli occhi un lampo di sfida.
«Cosa? Andare in Africa??? Ma...ma sei impazzita, forse? In Africa! Non mi capacito, guarda. Il tuo posto è accanto ad un uomo rispettabile con cui condividere il tuo futuro e formarti una bella famiglia, come hanno fatto tua madre e tua sorella maggiore Nina» replicò l’ingegnere furioso, battendo il palmo della mano sul tavolo.
«Nel senso che dovrei rinunciare ai miei sogni come hanno fatto mamma con la pittura e Nina con la scrittura, e diventare una moglie quieta che ubbidisce al marito? No, grazie. Non sono fatta per questo e non ho attitudine a diventar madre. Voglio laurearmi in Medicina, aiutare chi soffre e trovare nuove terapie per guarire i malati. Questo solo mi interessa e spero di avere il vostro consenso, ma, sappiate» e qui Rita si produsse in una studiata pausa «che intendo perseguire i miei obiettivi e realizzare i miei sogni e sono disposta a tutto, a tutto, capite, pur di vederli concretizzati.» Era una ragazza garbata e controllata, Rita, ma caparbia e decisa: ostacoli e rifiuti non la spaventavano né arretrava mai dalle proprie decisioni, e sarebbe stato così per sempre. (…)
Questo è solo l’incipit della biografia dal titolo “Rita Levi Montalcini-Il genio e la grazia" che ho dedicato a questa straordinaria e indomita donna nel mio libro Le Indomabili-33 donne che hanno stupito il mondo (Piemme-Mondadori)