Cannibali, croci, fiumi, libri ed anime. Antonio Colbacchini, missionario bambino che a 13 anni, alla fine dell'800, parte per l'Amazzonia brasiliana, per il "Matto Grosso".
Antonio che fotografa, che scrive i primi libri sugli indios Bororos, che cerca faticosamente di evangelizzare; Antonio che scrive dizionari su lingue sconosciute, che seppellisce i poveri resti di altri missionari, uccisi e mangiati mentre risalivano i fiumi amazzonici. Antonio che esplora e risale il Rio das Mortes, che pianta grandi croci di legno nelle anse del fiume. Antonio che ha dei dubbi sulla sua vita, espressi nell'unica lettera presente nel fondo, composto da oltre duecento fotografie e da alcuni libri. Nel 1937 Padre Colbacchini incontra un francese curioso delle usanze dei Bororo. Lo introduce nell'universo riservato della tribù, gli dona alcuni libri. Il francese scriverà delle sue esperienze, criticando l’operato dei missionari; solo nel 1955 pubblicherà quello che sarà uno dei libri più influenti del novecento. Nella ristrettissima bibliografia di "Tristi tropici" di Claude Levi Strauss, ci sarà posto anche per Padre Colbacchini. Nelle foto che seguono alcuni ritratti di Antonio nell'arco di oltre sessant’anni; da tredicenne in Seminario nel 1894, al ritorno definitivo in Italia, dove morirà nel 1960. In pochi secondi scorre nel suo volto la sua intera vita, nella successione del tempo, nell'eternità costante di un'immagine. (Coll. M. Govoni)